Il cuore, definito dalla Medicina tradizionale Cinese “il sovrano di tutti gli organi e i visceri”, è l’unico muscolo di tutto il corpo a poter contrarsi da solo senza il comando del cervello. Ritenuto nell’antichità sede dell’anima e dei sentimenti, è la pompa dell’organismo, senza il suo corretto funzionamento l’intera vita dell’individuo è a rischio.

Malattie cardiache in medicina veterinaria

Le malattie cardiache sono state per molto tempo tra le meno curabili in Medicina Veterinaria, ma oggi il progresso nelle procedure diagnostiche e interventistiche ha reso possibile la vita di molti pazienti che anche solo 20 anni sarebbero stati condannati.

Come è fatto il cuore?

Nei mammiferi è diviso in 2 parti: il cuore destro, dove passa il sangue non ossigenato ed il cuore sinistro, dove scorre il sangue che è passato dai polmoni e perciò è ricco di ossigeno. A loro volta i 2 settori cardiaci contengono 2 camere ciascuno (atrii e ventricoli) divise da valvole (valvola mitralica e tricuspide). Dal cuore partono i grossi vasi dell’organismo, arteria aorta e polmonare che portano il sangue rispettivamente a tutto il corpo e ai polmoni, e al cuore arrivano le grosse vene, vena cava craniale e caudale e polmonare che riportano il sangue dai distretti periferici e dai polmoni. Anche tra cuore e grossi vasi ci sono valvole (aortica e polmonare). Perché questa meravigliosa pompa funzioni correttamente, il sangue ossigenato non deve mai mescolarsi a quello ricco di anidride carbonica e le valvole devono essere tutte “a tenuta stagna”. Se ciò non accade compaiono le malattie cardiache.

Perché il cuore si ammala?

Ci possono essere dei “difetti di fabbrica”, le cosiddette malattie congenite, cui vanno incontro alcune specifiche razze canine e feline (Maine Coon, Persiano, Norvegese delle foreste, Ragdoll, Bulldog inglese, Boxer, Pastore Tedesco, Golden Retriever solo per citarne alcune) oppure malattie legate all’invecchiamento, che possono colpire tutti i soggetti con l’avanzare dell’età.

Cosa fa un animale con il cuore malato?

Se la patologia è lieve, può non dare alcun segno, se non un’anomalia all’auscultazione cardiaca rilevabile solo dal Medico Veterinario. Se invece il problema compromette il regolare flusso sanguigno possono comparire stanchezza, tosse (solo nel cane), respiro veloce, ansimante o a bocca aperta (specialmente nel gatto), fino a svenimenti o sincopi (perdita di coscienza).

Molti di questi sintomi coincidono con quelli dovuti al normale processo di invecchiamento dei nostri animali, per cui se compaiono in animali avanti con gli anni possono venire interpretati dai proprietari come segni di vecchiaia. Ecco perché è importante specialmente in età geriatrica programmare controlli veterinari periodici.

A volte nel gatto può comparire anche solo una zoppia o dei movimenti a scatto degli arti. La specie felina purtroppo è la più silenziosa nel mostrare la malattia, tanto che non è raro soccorrere in urgenza animali in fin di vita a causa dello scompenso cardiaco che non han presentato alcun sintomo fino a quel momento.

Come si svolge la valutazione cardiologica?

Innanzitutto si visita il paziente, osservando come respira, se è pallido, si apprezza il polso (a livello femorale nei nostri pazienti), si osservano le vene giugulari del collo ed infine si auscultano il cuore ed i polmoni.

Si passa poi alle indagini strumentali: radiografie del torace in varie posizioni, misurazione della pressione arteriosa, elettrocardiogramma, ecografia cardiaca fino all’holter nelle 24 ore.

Ognuno di questi esami serve per esplorare a fondo gli apparati cardiocircolatorio e respiratorio, che sono strettamente interconnessi.

In particolare la radiografia può rivelare problemi che originano dal polmone e mettono in difficoltà il cuore o viceversa: se il cuore è malato, pian piano il sangue proveniente dai polmoni ristagnerà fino a causare l’edema polmonare (“acqua nei polmoni”) . Se invece a funzionare male sono i polmoni (per bronchiti croniche, collasso tracheale o altre patologiche croniche), a lungo andare sarà anche la parte destra del cuore a risentirne (il cosiddetto “cor pulmonale “).

L’elettrocardiogramma studia invece il ritmo cardiaco e le sue anomalie .Come già accennato, il cuore è l’unico muscolo dotato di automatismo e ciò è dovuto a particolari cellule situate al suo interno che fanno da pace-makers naturali e da altre che formano l’apparato di conduzione dello stimolo. L’impulso elettrico deve perciò avere origine in un punto ben preciso (nodo del seno) e percorrere tutto il cuore in maniera ordinata. Se ciò non succede si possono avere alterazioni del ritmo (bradicardie, tachicardie, aritmie).

Grazie all’apparecchiatura Holter invece si può fare un elettrocardiogramma della durata di 24 ore e ciò serve per capire se ci sono aritmie episodiche e se la terapia antiaritmica sta funzionando.

L’ecografia è invece il metodo più corretto per studiare l’anatomia del cuore, il suo movimento e la corretta posizione e chiusura delle valvole atrioventricolari, lo spessore del muscolo. Con l’ecodoppler si studia invece il flusso sanguigno all’interno del cuore stesso, la sua velocità e la sua pressione.

Attraverso tutte queste procedure si scoprono le malattie del cuore, le si tiene sotto controllo instaurando le terapie più idonee, si arriva fino programmare le chirurgie cardiache per correggere i difetti (perlopiù congeniti), regalando preziosi anni di vita ai nostri animali, impensabili anche solo qualche anno fa.